1975 – 1987

Nel 1975 Aliza Mandel si é spostata a New Mexico: l’occasione è data da una commissione da parte del Monastery Christ in the Desert di Abiquiù, per il quale realizza una scultura rappresentante una Madonna con Bambino. Si tratta però di un trasferimento definitivo; New York resta alle spalle con il suo carico di esperienze e si apre per Mandel uno scenario nuovo: “l’attrattiva del deserto”. Alla partenza da New York per il New Mexico, Mandel è accompagnata da un sacerdote e da un ex carcerato, una sintesi perfetta dell’esperienza più recente: è il 15 agosto del 1975, festa dell’Ascensione.

L’arrivo a Santa Fe avvia il periodo conclusivo della carriera americana di Mandel, un periodo anch’esso ricco di esperienze e di crescita sia umana che artistica. Dopo il breve periodo al monastero benedettino di Christ in the Desert, Mandel si stabilisce definitivamente a Santa Fe; lì trova un appartamento, ma non essendo libero per la data stabilita, si adatta a dormire per una notte in una tenda nel giardino della casa. Su consiglio di un conoscente che aveva visto i suoi lavori, Mandel fa domanda per essere accolta come “artist in residence” dall’Artists in Schools Program, New Mexico Artist Division. Vince, nonostante i termini per presentare la domanda siano scaduti, e la scuola che la ospita è a Pecos, a un’ora di macchina da Santa Fe. Qui Mandel, a completamento dei normali programmi curricolari, insegna – dal 1976 al 1978 – arte agli studenti di una scuola elementare.

Con la sua Indian Madonna, 1976
Con alunni nello studio , 1978

Mandel ottiene il posto di “artist in residence” convincendo la commissione con la frase “credo che in ogni creatura c’è la creatività, bisogna solo scoprirlo”. Dal 1977 al 1978 conduce dei workshop per l’Head Start Program, Eight Northen Pueblos e, dal 1980 al 1981 è coordinatore artistico, nuovamente come volontaria, del programma di assistenza per gli alcolisti: si tratta di lavorare nei pueblos indiani e qui Mandel viene a contatto con la cultura pellerossa fatta anche di artigianato e stringe buone amicizie, lavorando con insegnanti d’arte pellerossa. Sempre in questo periodo insegna arte presso il St. John College di Santa Fe.

Armory Show, 1977

Continua comunque a lavorare su commissione: dal New Mexico (1978) produce lavori per la St. Francis Churc di Nelight, Nebraska, poi “Jacob Wrestling with the Angel” (1980), “Mother and Child”, Santa Fe (1981). Per la St. Patrick Church di Staten Island, N.Y. esegue due sculture: “Mother Seton” e “Mother Cabrini” (1982-1983) e per il Tinten Monastery di Oakdale in Nebraska una scultura dal titolo “Our Lady of Silence”. Partecipa a numerose personali e collettive a Santa Fe dal la scansione della sua vita privata; la continua ricerca, l’essere nella continua ricerca di una dimensione spirituale, la portano a scegliere anche forme di vita monastica. Tutto ciò, nei ricordi di Mandel, è un dialogo scaturito, prima del trasferimento negli USA, in un convento della Foresta Nera, nel quale la madre priora, donna molto colta e – si diceva – addirittura ex principessa russa, risponde così al desiderio dell’artista di prendere i voti monastici: “prima si affermi nel mondo!”.

L’episodio, come Mandel riporta, era frutto dell’”entusiasmo del neofita”. Al Mount Saviour Benedectine Monastery Mandel si reca per provare la vita dell’eremitaggio: tre periodi successivi, per testare la capacità del neofita, si susseguono. Il primo di 40 giorni e due successivi di due mesi ciascuno nei quali, nella sua qualità di artista, Mandel collabora con il monaco “artista” del monastero. Lavoro e preghiera, ma nello stesso tempo anche l’occasione di riflettere approfonditamente sulle religioni e soprattutto ricercando una, sia pur ardua, sintesi tra le stesse: induismo, taoismo, buddismo, ebraismo e cristianesimo si intrecciano nel fitto dialogo, non solo interiore, che Mandel esercita su se stessa. Vale la pena ricordare una “cerimonia del tè” – propria della filosofia zen – che l’artista ha coltivato per molti anni ed esegue nel monastero alla presenza di un monaco di origine tedesca il quale alla fine commenta: “noi occidentali siamo proprio dei barbari!”. Tale deve essere stato l’approfondimento spirituale di Mandel nel monastero che il priore si aspetta addirittura che essa dia vita ad una fondazione religiosa. Alla domanda sul perché Mandel non si decida, essa risponde “aspetto un segno”, al che il priore le rispose “i segni sono ovunque, basta riconoscerli!”.

Aderisce poi al Clergy Volunteer Program presso gli istituti di pena Tombs Prison e Bellevue Hospital Prison e si dedica all’insegnamento dell’arte ai carcerati; esperienza anch’essa fondamentale, consente a Mandel di venire in contatto con realtà difficili delle quali approfondisce il tratto umano.

Con quattro carcerati, in attesa di imminente scarcerazione, che lavorano nel monastero dove Mandel risiede, partecipa ad uno dei primi simposi dedicati all’apertura tra diverse religioni: la presenza di questi carcerati al simposio – i quali recitano un testo fortemente critico nei confronti dell’ambiente religioso – accompagnati, anzi voluti da Mandel, crea scandalo tra le fila dei diversi religiosi presenti. E’ di questo periodo (1975) lo spostamento nel New Mexico: l’occasione è data da una commissione da parte del Monastery Christ in the Desert di Abiquiu, per il quale realizza una scultura rappresentante una Madonna con Bambino. Si tratta però di un trasferimento definitivo; New York resta alle spalle con il suo 1978 al 1985. Fonda poi, nel 1984 The Art School, dove si organizzano corsi per principianti e per alunni delle scuole elementari, oltre ad un’intensa attività di workshop organizzati con noti artisti dell’area di Santa Fe. Nel 1987, per motivi familiari – la necessità di raggiungere l’ormai l’anziana madre – Mandel decide di fare ritorno in Italia, stabilendosi a Merano, cittadina nella quale si stabilirà e proseguirà la sua attività di artista.

Max Carbone

 

     

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